Una storia dell'Appennino

spigolino. Le storie e le tradizioni di questo nostro appennino sono tante, io vorrei raccontarvi di una di queste che si svolge sul Monte Spigolino (1827 slm), e a cui ho partecipato questa estate.

Il monte Spigolino così denominato nella carta disegnata nel 1746 dall'abate Domenico Vandelli . E’ Una delle principali cime del crinale principale dell’Appennino Tosco Emiliano, compresa tra i passi della Calanca e della Croce Arcana, il confine naturale tra le province di Modena e Pistoia.

E’ qui sopra che si svolge tutti gli anni da circa 20 anni, una messa alle 22 di sera, offerta in commemorazione dei defunti di Fanano. L’origine di questa tradizione si fa risalire all’opera di Remo Turchi (Amici della Montagna) il barbiere di Fanano. Si sa che barbieri e parrucchiere sono un po i nostri confidenti, niente di meglio di una bella chiacchierata mentre ci si fa sistemare barba e capelli; e appunto in occasione della morte di un componente di questa compagnia, Remo propose di celebrare la funzione religiosa sul Monte Spigolino. Tutti i componenti del gruppo collaborarono ad innalzare la grande croce di legno e a portare, con grande fatica, la pietra che serve da altare.

croce-in-vetta

La data non e’ mai la stessa, deve essere una notte di luna piena e deve sorgere dalla cima dello Spigolino per illuminare adeguatamente il luogo. Nelle serate poi particolarmente limpide da questa cima, è possibile vedere il Mar Tirreno e la costa versiliese con le barche illuminate e le principali città toscane ed emiliane.

 

Ero incuriosita da questa tradizione e quest’anno ho deciso di andare anche io, e così il 7/8/2009 è arrivato il mio momento.

Sono partita presto da Lama Mocogno alla volta di Fanano dove restero’ 2 giorni, per assistere alla funzione e passare una notte nel casello nel bosco.

milva. La giornata con la mia famiglia passa velocemente e gradevolmente. L’avventura inizierà alle 20, dobbiamo trovarci in centro a Fanano con un’altra famiglia per partire insieme. Noi siamo in 4, io mia cognata Giuliana e i miei nipoti Sonia e Federico. Antonella, Mauro e il loro figlio Lorenzo ci accompagnano.

Ecco prepariamo gli zaini con le giacche a vento e i maglioni, alle 22 sullo Spigolino c’e’ molto freddo.

Poi si parte, con 2 auto. Il cielo è gia un po scuro, ho portato la telecamera, proverò a riprendere la serata, ma temo che non ci verra’ un granche’ perche’ non sono attrezzata per la ripresa notturna, però ci provo ugualmente.

Cominciano le curve, siamo in silenzio, piu’ di uno soffre il mal d’auto quindi adottiamo lo stratagemma di seguire la strada con la testa.

Dopo 20 minuti di salita dobbiamo fermarci perche’ c’e’ un problema con l’auto, si accende sempre la spia dell’acqua. Giuliana, che guida, è preoccupata, non se la sente di andare avanti, ci aspetta ancora molta strada con il buio che avanza. Lampeggiamo con i fari all’altra auto, ci fermiamo tutti per un consulto, che fare?

Alla fine decidiamo di continuare, tutti nell’auto di Mauro, è una Multipla e ci sono 6 posti, tutti meno Giuliana, che decide di tornare indietro al bosco. Gli ultimi accordi e si riparte.

Continuiamo per 15 minuti ancora su strada asfaltata fino a Capanna Tassoni, poi la strada si fa sterrata. Saliamo sobbalzando, per fortuna che la macchina, piena ormai, tiene bene la strada, molto meglio del nostro stomaco. Ci sono altre auto che fanno la nostra stessa strada.

Finalmente dopo acroce_arcanaltri 20 minuti di scossoni arriviamo al punto di raccolta sul nostro versante, Passo di Croce Arcana. Ormai è buio. Smontiamo dall’auto accaldati, l’aria è molto fredda e mi gela il sudore addosso, comincio con l’indossare la felpa ma non basta, devo mettere anche la giacca a vento. Anche gli altri si affrettano a vestirsi. I miei nipoti, già abituati a questa escursione sono già pronti, noi adulti invece no. Io e Antonella in particolare.

Dopo la vestizione si parte, ma, com’è che disse qualcuno…..”Fai il primo passo con fede, non occorre che tu veda tutta la scala:basta che cominci a salire sul primo gradino..”beh, il mio primo passo è un capitombolo, ho messo il piede in una buca e tombola, giù distesa per terra con tutta la mia attrezzatura, bene.

Mi alzo tra le risate dei miei cari compagni di avventura, che gentili. Federico, il mio caro nipotino, non la smette piu’ di ridere. – Ma dai ziaaaaaaaaa –

 

Si riprende con tanta carica, Fede Sonia e Lorenzo sono gia’ avanti, hanno le gambe lunghe della gioventu’ loro, io e Antonella invece facciamo presto a perdere la spinta iniziale, dopo un po di salita arranchiamo e sbuffiamo.

E’ scuro, ma non siamo soli, veniamo presto raggiunti e sorpassati (senza sforzo) da tante altre persone, in silenzio. Il percorso non è difficile, nel fianco della montagna sono stati scavati dei gradini che agevolano la salita. Mentre ci fermiamo per riprendere fiato, incontriamo alcuni asini e delle mucche. I giovani nel frattempo sono già arrivati in cima e ci chiamano. Ancora un pezzo e poi sono arrivata. Mi giro a guardarmi intorno, Antonella è sparita, credo sia rimasta indietro con il marito Mauro. Un’ultimo sforzo ancora ed ecco che mi trovo in un piccolo spiazzo, ricolmo di gente. Federico mi viene incontro per aiutarmi, poi mi conduce all’estremita’ opposta dello spiazzo. – Guarda zia , guarda in basso sull’altro versante del monte – luna-piena

Mi affaccio e vedo tante persone che salgono da altri sentieri opposti al nostro. Di là c’e’ la Toscana. Resto a guardare rapita, tante luci che si avvicinano fino a diventare volti sorridenti che cercano altri volti conosciuti. Persone che si sono date appuntamento qui, in questa notte che sembra magica.

Inizia la messa, ci sono 3 sacerdoti, i convenuti si stringono intorno all’altare improvvisato, c’è molto freddo e in cielo la luna è un grande disco bianco, molto vicina. Ad un certo della messa nel momento in cui si dichiarano le intenzioni, il parroco invita i presenti a ricordare i loro cari, e allora uno dopo l’altro si odono le voci che gridano dei nomi:

 

Francesco –

Ilaria e Giovanni –

Antonio –

Sergio –

….

Sonia dice: - Ivana – (è sua nonna)

Federico : - Pierino – (sento un brivido, è mio padre)

anche io allora grido : - Adriano - (il fratello di mio padre deceduto un’anno fa)

 

E tante altre voci si aggiungono, e tanti nomi volano in cielo, brividi di eccitazione nella notte fredda. Guardo Sonia e Federico che si sono avvicinati a me e mi sorridono incappucciati, il loro respiro è vapore, una nebbia di fiato avvolge tutti come in una brughiera.

 

Poi riprende la funzione. Sono quasi le 23 quando il gruppo intona l’ultimo canto. Madonna della neve. Accendo la telecamera per registrarlo, so che a Giuliana piace e così ne riporto a casa il ricordo.

La messa nel frattempo è finita.

Dopo i saluti ogni persona o gruppo accende la sua lampada e si incammina sul sentiero del ritorno. Fiumi di luci che si snodano sui 3 versanti praticabili dello Spigolino, fiumi che tornano alla foce.

Anche noi scendiamo, siamo stanchi e inciampiamo spesso, i piedi fanno male. Sonia ci fa da faro nella notte illuminandoci il cammino. Arriviamo alla Croce Arcana dove abbiamo lasciato l’auto, ci svestiamo e partiamo.

Il primo tratto di strada verso Capanna Tassoni viene fatto in silenzio, si sentono solo i nostri respiri affannati. Il vapore all’interno dell’auto in contrasto con la temperatura esterna provoca l’appannamento dei vetri, non so come faccia Mauro a veder fuori.

- Mauro, ma ci vede Lei li davanti? - E’ la mia voce che finalmente spezza il silenzio. Non ero l’unica ad essere preoccupata, perche’ anche gli altri si scuotono dal torpore e protestano ridendo.

Mauro allora pulisce il vetro e ci rassicura, poi comincia a raccontarci le sue avventure giovanili di campeggiatore, e cosi’ arriviamo sulla strada asfaltata e poi a Capanna Tassoni. Dopo una breve sosta per bere un po d’acqua alla fonte si riparte per Fanano.

casello. Io e i miei nipoti siamo attesi nel Casello del suocero di mio fratello nel bosco, dove passeremo la notte. Antonella e Mauro ci accompagnano fin li, in prossimita’ del guado, e dopo i saluti ripartono.

E’ l’una di notte e dobbiamo attraversare il torrente che delimita il bosco al buio saltando sulle poche pietre che affiorano scivolose dall’acqua. Incredibile, non cade nessuno. Poi via sul sentiero, siamo solo noi tre che camminiamo alla luce della lampada nel fitto degli alberi centenari, si sente in sottofondo il rumore del torrente che e’ amplificato dal silenzio e lo scricchiolio dei nostri passi. Mi viene in mente che a quest’ora ci sono in giro tanti animali che di giorno stanno nascosti, brrr, speriamo di non fare brutti incontri, i ragazzi sono piu’ tranquilli di me.

Finalmente ecco in lontananza una luce, e’ il casello! Forza siamo quasi arrivati, siamo stanchissimi. Superiamo il recinto elettrificato che delimita l’area abitata e poi ecco comparire mio fratello Alberto, mia mamma e mia cognata Giuliana, sono li ad aspettarci.

 

Il giorno dopo entusiasta di questa avventura ho assediato il papa’ di Giuliana per farmi raccontare tutto quello che sa’ di questa tradizione, e lui da buon amante della montagna non si e’ lasciato pregare.

La Santa messa sul Monte Spigolino al “chiar di luna” (ore 22) è iniziata esattamente nel 1988, allora era parroco di Fanano Don Andrea Giannelli. Poi seguirono altri sacerdoti anche di altri comuni e perfino tre Monsignori di Bologna tra i quali Mons.Aldo Calanchi e quest’anno Mons.Isidoro Sassi. L’affluenza e’ sempre stata alta, e mi garantisce che le condizioni atmosferiche non sono sempre state buone come questa estate.

 

Come tutte le storie che si rispettano anche questa e’ animata da anedotti. Uno in particolare mi ha colpito e lo voglio citare. Non mi è stato possibile risalire all’anno in cui e’ avvenuto, pero’ sembra che in quell’estate l’avvenimento fu organizzato con alcune pecche che pero’ furono risolte con la soddisfazione di tutti. La prima complicazione fu la mancanza di un “Don “ che potesse celebrare la messa, allora fu arruolato un giovane parroco che forse per l’agitazione dimentico’ di portare con se le ostie per la comunione. Si era gia’ sulla vetta dello Spigolino. Che fare? Allora qualcuno dei presenti tiro’ fuori dei CREACKERS e si decise insieme che “ ….il Signore avrebbe dovuto chiudere un occhio per quella volta….”, e la comunione fu salva anche se il corpo di Cristo era un po salato.

MILVA BENZI

il nostro gruppo

27 settembre 2009