Anno 1984

capo-indiano. RISPOSTA DEL CAPO INDIANO SEATTLE AL GRANDE CAPO BIANCO DI WASHINGTON, CHE VOLEVA COMPERARE UNA GRANDE ESTENSIONE DI TERRE INDIANE, PROMETTENDO AGLI INDIANI UNA RISERVA.
Come si può comprare e vendere il firmamento o il calore della terra ?
Noi non conosciamo questa idea. Se non siamo padroni del fresco dell’aria nè della purezza delle acque, voi come potete comprarli ?
Ogni pezzetto di questa terra è sacro per il mio popolo; ogni granello di sabbia della spiaggia, ogni goccia di rugiada dei boschi e perfino il ronzio di ogni insetto è sacro per la memoria ed il passato del mio popolo.La linfa che circola nelle vene degli alberi porta con sè la memoria dei pellerossa.
I morti dell’uomo bianco, quando iniziano il loro cammino fra le stelle dimenticano il loro paese di origine; in cambio i nostri morti non possono mai dimenticare questa terra buona, dato che è la madre dei pellerossa. Noi siamo parte della terra ed allo stesso tempo la terra è parte di noi.
I fiori profumati sono nostri fratelli; la selvaggina, il cavallo, la grande aquila: sono tutti nostri fratelli.
Le montagne scoscese, i prati umidi, il calore del corpo del cavallo e l’uomo appartengono tutti alla stessa famiglia.
Perciò quando il grande capo di Washington nel suo messaggio ci dice di voler comprare le nostre terre, ci sta domandando troppo. Ma il Grande Capo ci dice anche che ci lascerà un luogo dove poter vivere confortevolmente fra di noi. Lui diventerà il nostro padre e noi i suoi figli. Per questo prendiamo in considerazione la sua offerta di comprare le nostre terre. Non è facile, perchè questa terra per noi è sacra. L’acqua che scorre nei fiumi e nei torrenti, non è acqua solamente, ma rappresenta anche il sangue dei nostri antenati.
 

Se vendiamo le terre, dovete ricordarvi che sono sacre ed allo stesso tempo glielo dovete insegnare ai vostri figli; e gli dovete insegnare che ogni riflesso fantasmagorico nelle acque limpide dei laghi racconta la storia e le memorie della vita della nostra gente. Il mormorio dell’acqua è la voce del padre di mio padre. I fiumi sono nostri fratelli e saziano la nostra sete; portano le nostre canoe ed alimentano i nostri figli. Se vendiamo le nostre terre, dovete ricordare ed insegnare ai vostri figli che i fiumi sono nostri fratelli e quindi dovete trattarli con la stessa dolcezza con cui si tratta un fratello.
Sappiamo che l’uomo bianco non capisce il nostro modo di vivere. Lui non sa distinguere fra un pezzo di terra ed un altro, perchè è come un estraneo che arriva di notte e prende dalla terra ciò di cui ha bisogno. La terra non gli è sorella, ma nemica, ed una volta conquistata prosegue il suo cammino lasciandosi dietro la tomba dei suoi padri, e non gli importa niente. Sequestra la terra ai suoi figli: ed anche questo non gli importa. Dimentica sia la tomba dei suoi padri sia il patrimonio dei suoi figli.
Tratta sua madre, la terra, e suo fratello, il firmamento, come oggetti che si comprano, si sfruttano e si vendono come pecore.
La sua fame divorerà la terra e lascerà dietro di sé solo il deserto.
Non so, ma il nostro modo di vivere è diverso dal vostro. Solamente il vedere le vostre città rattrista i pellerossa. Ma forse sarà perchè il pellerossa è un selvaggio e non capisce niente.
Nella città dell’uomo bianco non esiste un uomo tranquillo, nè un luogo dove ascoltare come si aprono le foglie degli alberi in primavera o come volano gli insetti. Ma anche questo dev’essere perchè sono solo un selvaggio che non capisce niente.
Il rumore sembra un insulto alle nostre orecchie. E dopotutto, a che serve la vita se l’uomo non può ascoltare il grido solitario del gufo, nè le discussioni notturne delle rane sulla riva della palude?
Sono un pellerossa e non capisco niente. Noi preferiamo il lieve sussurro del vento sulla superficie della palude e pure l’odore dello stesso vento purificato dalla pioggia del mezzogiorno o profumato dall’aroma del pino.
L’aria ha un valore incalcolabile per il pellerossa, perchè tutti gli esseri partecipano della stessa aria: la bestia, l’albero, l’uomo, tutti respirano la stessa aria. L’uomo bianco non sembra consapevole dell’aria che respira: come un moribondo durante un’agonia molto lunga egli è insensibile alla puzza.
Ma se vendiamo le nostre terre dovete ricordarvi che l’aria per noi è inestimabile. Il vento che ha dato il primo respiro di vita ai nostri nonni riceve anche il loro ultimo respiro.
E se vi vendiamo le nostre terre, voi dovete conservarle come qualcosa di diverso e sacro,come un luogo dove anche l’uomo bianco possa assaporare il vento profumato dei fiori dei prati.
Per questo prendiamo in considerazione la vostra offerta di comprare le nostre terre. Se decidiamo di accettarla, io porrò delle condizioni: l’uomo bianco dovrà trattare gli animali di questa terra come suoi fratelli.
Sono un selvaggio e non capisco altro modo di vivere.
Ho visto migliaia di bufali marcire nelle praterie, uccisi dalle pallottole dell’uomo bianco, sparate da un treno in marcia. Sono un selvaggio e non capisco come una macchina fumante possa interessare di più del bufalo che noi ammazziamo solo per sopravvivere.
Che sarebbe dell’uomo bianco senza gli animali? Se fossero sterminati tutti, anche l’uomo bianco morirebbe di solitudine spirituale perchè ciò che succede agli animali, succederà anche all’uomo.
Dovete insegnare ai vostri figli che la terra che voi calpestate è la cenere dei nostri padri. Inculcate ai vostri figli, come noi abbiamo insegnato ai nostri, che la terra è la nostra madre.
Tutto ciò che accade alla terra, accadrà ai figli della terra.
Se gli uomini sputano in terra, sputano su sè stessi.
Questo noi sappiamo: la terra non appartiene all’uomo, ma è l’uomo che appartiene alla terra.
Questo è ciò che sappiamo. Tutto è collegato, come il sangue che unisce una famiglia. Tutto è collegato.
Non è stato l’uomo a tessere la trama della vita: egli è soltanto un filo. Quello che fa alla trama, lo fa a sè stesso.
Neppure l’uomo bianco, il cui Dio passeggia e parla con lui da amico ad amico, sfuggirà al destino comune.
Nonostante tutto, forse siamo fratelli. Lo vedremo.
Sappiamo una cosa che forse l’uomo bianco un giorno scoprirà: il nostro Dio è lo stesso Dio.
Voi adesso potete pensare che vi appartenga così come desiderate che vi appartengano le nostre terre. Ma non è così.
Egli è il Dio degli uomini e la sua compassione si distribuisce nella stessa misura fra il pellerossa e l’uomo bianco.
Questa terra ha un valore inestimabile per Lui e se viene danneggiata si provocherebbe l’ira del Creatore.
Anche i bianchi perirebbero, forse prima delle altre tribù.
Contaminate i vostri letti ed una notte perirete affogati nei vostri stessi residui.
Ma voi camminerete verso la vostra distruzione circondati di gloria, ispirati dalla forza del Dio che vi ha guidati a questa terra e che a causa di qualche destino speciale vi ha dato il dominio su di essa e sopra i pellerossa.
Questo destino è per noi un mistero, in quanto non capiamo perchè vengono sterminati i bufali, perchè si domano i cavalli selvaggi, perchè vengono saturati gli angoli segreti dei boschi con il respiro di tanti uomini e si riempie il paesaggio delle colline lussureggianti con cavi parlanti.

Dov’è la pianura ?
Dov’è l’aquila ?
E’ scomparsa.

Finisce la vita ed incomincia la sopravvivenza.

 

 

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