I Quaderni della Tecnica - ZU

Un’evoluzione delle tecniche tradizionali di reflessologia plantare basata su una rigorosa qt-1ricerca e coadiuvato dalla Medicina Tradizionale Cinese: agisce sulla componente organica della pianta del piede, interpreta le alterazioni psico-somatiche attraverso le dita, orienta il “Qi” (soffio, energia) attraverso i meridiani energetici dell’arto inferiore.

Capita frequentemente di legge­re che “la reflessologia ha origi­ni antiche che si perdono nella notte dei tempi” e un po’ ovun­que si tende ad ammantare di mistero questa tecnica che di mi­sterioso non ha assolutamente nulla. Iridologia, auricoloterapia, reflessologia zonale della mano, reflessologia plantare sono al­cune delle diverse forme di re­flessologia ad oggi conosciute e tutte sono state elaborate e co­dificate in tempi assai recenti.
   


Nella cultura ebraica si descriveva il giovane che dove­va portare le offerte all’altare come colui che “non do­veva avere macchie sul corpo e negli occhi”. Il cenno alle macchie negli occhi (iride) già fa presupporre



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la presenza di qualche problematica riflessa ma non si può parlare ancora di iridologia in quanto sono considerati fondatori dell’iridologia moderna l’ungherese Ignaz Von Peczley(1826-1911) e lo svedese Niels Liljequist(1851-1936), dai quali si svilupparono in seguito la scuola te­desca, francese, americana. Nelle nostre campagne può succedere ancora di incon­trare persone anziane alle quali è stato cauterizzato l’an-telice dell’orecchio con un ferro da calza per risolvere pro­blemi di sciatica ma quella non è ancora auricolotera-pia né tantomeno auricolomedicina in quanto è solo nei primi anni ‘50 che il medico francese Paul Nogier inizia ad organizzare la proiezione fetale sul padiglione auri­colare dando così vita allo studio dell’auricoloterapia. Le donne pellerossa, abituate a partorire da sole, strin­gevano forte nelle mani un pettine per resistere ai do­lori del parto ma non si poteva ancora parlare di “re­flessologia zonale della mano”. L’uomo da sempre si è avvalso di queste metodiche em­piriche differenti tra loro senza che mai ci sia stata una benché minima elaborazione o classificazione: sempli­cemente si utilizzavano dei “punti riflessi” ovvero quel­le particolari zone del nostro corpo che, se sollecitate ade­guatamente, determinano una reazione antalgica (scomparsa del dolore) in una differente area del corpo distante da quella stimolata.

Cosa sono allora le “reflessologie”?

Le reflessologie sono la proiezione completa ance­strale di tutto il corpo solo su una parte di esso.

Immaginiamo di fotografare una persona, di rimpiccio­lire la foto e di visualizzarla su una parte del corpo: tro­veremo proiettato l’intero organismo con tutte le sue proporzioni in maniera precisa e logica. Se guardiamo ad esempio un disegno stilizzato di un piede, identifi­chiamo l’immagine di una persona seduta: la testa, la cur­va cifotica e lordotica, il bacino, il petto e l’addome (fig. 1). Troviamo le curve della colonna vertebrale proiettate sul piede nella visione mediale e plantare, nella proiezione anatomica di un piede normale (fig. 2) ed in quella pato­logica di un piede cavo o di un piede piatto (fig. 3 e 4). Le terminazioni nervose, attraverso i processi di affe­renza ed efferenza, trasmettono dall’interno verso l’e­sterno (e viceversa) disagi e problematiche degli organi

 

interni.Attraverso questi meccanismi si è così in grado di raggiungere i differenti organi con sollecitazioni mi­rate all’ottenimento dell’ossigenazione dei tessuti me­diante la vascolarizzazione degli stessi. Le reflessologie interpretano quindi i “segnali” che il nostro organismo invia alle zone corporee più periferiche e con la maggior concentrazione di terminazioni nervose: mani, orecchie, lingua, naso, occhi e soprattutto i piedi. La Reflessologia Zu è il metodo più scientifico ed ana­litico esistente, sviluppato da Alfredo Esposito Baldas­sarre (fig. 5) dal 1981 ed ancora oggi in continua evolu­zione. Perché utilizzare il termine reflessologia e non ri­flessologia? Reflessologia e riflessologia sono parole etimologicamente ibride, composte da re-flecto (in lati­no) e logos (cioè discorsoin greco). L’etimologia della pa­rola “riflesso” deriva dal latino reflectere dove re signi­fica “ripetere un’azione” e flecto “curvare, piegare”; per­tanto reflectere indica la deviazione di un’energia, il ri­mandare indietro qualche cosa... Con la prima trasfor­mazione dal latino al volgare e poi all’attuale italiano, il termine reflexus(participio passato di reflectere), si è tra­sformata da reflexo in reflesso e poi in riflesso. Nelle lin­gue straniere la radice latina re è rimasta una costante. In inglese: reflexology, reflexologists In francese: refle-xologie zones, réflexes plantaires In tedesco: reflexzo-nen, reflexzonentherapie In spagnolo: reflexología del pie In portoghese: reflexologia plantar In estone: re-fleksoloogid. Nelle differenti lingue derivano i seguenti termini: reflexzones, reflexologen, reflexzonen, reflexlo, reflexzonetherapeuten, reflexologue reflexotherapists, reflexologi,

 

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Zu (ideogramma in fig. 6), in lingua cinese, va letto con il secondo tono di voce; l’accento che sale gli fa assu­mere diversi significati: - Piede, arto inferiore - Andare, prendere una direzione Il piede è quella specifica parte del corpo che garanti­sce all’uomo il contatto con la Terra, la fisicità, la strut­tura (lo yin) ed allo stesso tempo, tramite un osso unico tra le specie animali come il calcagno, permette all’es­sere umano di erigersi, di stare in piedi, di elevarsi verso la spiritualità, la trascen­denza e di innalzarsi al Cielo (lo yang)

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La lingua cinese non si può tradurre simultaneamente co­me le lingue occidentali ma va interpretata. Per Re­flessologia Zu si intende quindi un metodo per com­prendere l’essere umano nella sua globalità, nelle sue componenti fisiche e psichiche, sottili e immateriali. Gra­zie a questa visione olistica, fornisce gli elementi per ri­conoscere l’origine dei disagi e per stimolare i processi fisiologici di autoguarigione. Il piede, giustamente sol­lecitato, permette il recupero del collegamento tra l’uo­mo ed il Cielo/Terra. Parlare semplicemente di “refles­sologia plantare” è riduttivo in quanto l’essere umano è una struttura tridimensionale e di conseguenza anche la Reflessologia Zu è una reflessologia tridimensionale: i piedi sono quindi massaggiati nella loro totalità sulla parte plantare, sul dorso e medialmente. Perché allora “reflessologia evolutiva”? Ecco alcune mo­tivazioni……
- Perché il metodo
Zu rappresenta un sistema cognitivo aperto che non si prqt-4opone come “opera fini­ta” di schemi assiomatici e di ri­cette pronte; stimola invece la ca­pacità analogica del reflessologo che si muove attraverso la com­prensione effettiva dei “come” e dei “perché” dell’universo uo­mo/piede. - Perché la codifica
dell’Energetica Riflessa, ovvero la mappatura di tutti i punti dei meridiani anato­mici sul piede (fig. 7), è recente. Mediante l’Energetica Riflessa, ad esempio, si possono stimolare i punti Shudel dorso del meridiano Zu Tai Yang attraverso la loro dis­locazione riflessa sui piedi. - Perché i riscontri
basati su questa tecnica sono costanti, numerosi, si perfezionano costantemente e rappresentano il frutto di una espe­rienza ormai quasi trentennale da parte di chi, come Laozu Baldas­sarre, ha fatto della Reflessolo­gia Zu la sua professione e da parte di tutti coloro che hanno in­trapreso lo stesso percorso.

Come agiscono i “punti riflessi”?

I neuronisono miliardi di centraline microscopiche (con un diametro compreso tra cinque e cento millesimi di milli­metro), contenute in questa scatola di modeste dimensioni che è il nostro cranio. Hanno il compito di elaborare i messaggi e di trasferirli lungo le vie nervose. Ogni neurone è attrezzato per ricevere informazioni ner­vose dai suoi pari mediante i dendriti (sottili filamenti ra­mificati che lo fanno somigliare a una piovra) e per tra­smettere a sua volta i propri messaggi mediante un altro prolungamento tubulare detto assoneo cilindrasse. Il pun­to di connessione tra l’assone di una cellula e il dendrite dell’altra si chiama sinapsi, la chiave di volta di tutto il si­stema di comunicazione neuronale. Si è scoperto che, in caso di eventuali danneggiamenti, le cellule nervose so­no in grado di auto-ripararsi producendo nuovi terminali d’assoni, instaurando altre sinapsi e ricostituendo le connessioni per­dute. È stata l’italiana Rita Levi Montalcini ad isolare il cosiddetto Nerve Growth Factor (NGF), cioè il fattore naturale capace di stimola­re la crescita dei neuroni, una sco­perta che le ha permesso di vince­re il premio Nobel. Tutti i segnali nervosi dell’organismo umano so­no di natura elettrica. La situazio­ne d’equilibrio del campo elettrico si altera quando si sviluppa un im­pulso nervoso che può avere diffe­renti origini: luminosi, acustici, gu­stativi, olfattivi e tattili. È in questo modo che, durante il massaggio del piede, le terminazioni nervose af­ferenti inviano impulsi elettrici di­rettamente al cervello, il quale prov­vede a gestirli, decodificarli e a tra­sformarli in componenti chimici da inviare agli organi bersaglio(fig. 8). Con un massaggio veloce e legge­ro generiamo onde corte ad alta frequenza, veloci e penetranti; quan­do raggiungono un organo bersa­glio, esse determinano una reazione chimica acida e, di conseguenza, un rilassa­mento dei tessuti o degli organi più contratti e ir­rigiditi. In questa circo­stanza, un organo in­grossato o indurito per problematiche acute o croniche, è sollecitato e stimolato da un’azione si­mile a quella di uno scal­pello contro una roccia: non pochi grossi colpi, ma tanti piccoli colpi.

Come situazione oppo­sta, possiamo esercitare un massaggio lento, pro­fondo e pesante per sti­molare la trasmissione di onde lunghe, lente, a bassa frequenza. Una volta raggiunto l’organo bersaglio, in base alla legge fisica per cui “la pressione genera calore”, questi impulsi generano una reazione basica che provoca a sua volta una tonificazione dei tessuti. Se un organo è stan­co e prolassato, un massaggio lento e profondo risulta to­niqt-5ficante ed energizzante: in questo modo, ad esempio, è possibile stimolare il recupero fisiologico della capacità peristaltica della cistifellea, dello stomaco ecc. Perciò il massaggio reflessologico che esercitiamo è un’azione meccanica che nel nostro organismo si trasforma in una reazione elettrico-chimica. Qualunque sia la tecnica di mas­saggio eseguita, il nostro corpo reagisce sostanzialmen­te a due sollecitazioni fondamentali: contrazione e rilas­samento. Esse si possono anche tradurre in sollecitazio­ni caldo/freddo, carezza/pizzicotto, taglio/punta, trazio­ne/rilascio, dolce/acido e così via all’infinito. In base a que­ste considerazioni, si può evidenziare come le leggi uni­versali del Tao yin/yang restano immutabili.

L’analisi reflessologica del piede

 

La Reflessologia Zu interpreta e decodifica tutto ciò che sui piedi appare in più o in meno, rispetto a un piede ideale, come la ma­nifestazione di quanto in più o in meno è ri­scontrabile nella dislo­cazione dell’area rifles­sa e dello strato corpo­reo corrispondente.

de ideale, come la ma­nifestazione di quanto in più o in meno è ri­scontrabile nella dislo­cazione dell’area rifles­sa e dello strato corpo­reo corrispondente. Ogni segno in eccesso o ca­renza, viene identificato come una “manifesta­zione morfologica”. Durante l’analisi refles­sologica del piede, si considerano elementi in eccesso i calli, le callo­sità, le articolazioni in­grossate e deformate, i gonfiori per stagnazio­ne linfatica, gli edemi o le tumefazioni, le rigidi­tà muscolari, la sudora­zione locale eccessiva, le unghie onicogrifoti-che; sono considerati elementi di carenza manifestazio­ni come avallamenti e rughe, fossette, cedimenti tessu­tali, lassità legamentose, ipotrofia muscolare, unghie tendenti alla coilonichia, secchezza della pelle, estre­mità fredde, ogni colorito dell’incarnato che tende a di­ventare più chiaro. Nel corpo umano, gli elementi in eccesso del piede si possono manifestare sotto forma di gonfiori, ristagni, infiammazioni, formazione di catarro, indurimento di tes­suti; elementi in carenza si manifestano invece come un deficit a livello funzionale o organico (ipotonia, abbas­samento delle difese del sistema immunitario, diminu­zione della peristalsi ecc.). Dal punto di vista delle discipline olistiche e bionatura­li, la sofferenza di una persona può essere ricondotta so­stanzialmente a tre origini diverse:

- Organica, quando dovuta ad errati regimi alimentari, in­fezioni batteriche o virali, eccesso di fumo o alcool, as­sunzione indiscriminata di farmaci ecc. - Energetica, se un problema si acutizza in corrispon­denza del cambio delle stagioni o in presenza di ener­gie cosmo-patogene avverse (ad esempio un vento cal­do che soffia da sud nella stagione invernale).

 

- Psico-somatica, quando le emozioni, gli atteggiamen­ti, i condizionamenti sono vissuti da una persona con un disagio così importante da strutturarsi in proble­matiche effettive nell’organismo (si può soffrire, ad esempio, di problemi allo stomaco perché si vive una situazione difficile da digerire). L’analisi reflessologica del piede basata sul metodo Zu, permette di riconoscere l’origine di una problematica or­ganica, energetica o psico-somatica interpretando ri­spettivamente le manifestazioni morfologiche sulla par­te plantare (la parte più strutturale, yin), dorsale del pie­de (la parte più elevata, yang) e sulle dita (che si trova­no nel mezzo tra la componente organica, yin, e quella energetica, yang). In una visione unica nel suo genere, le dita rappresentano quindi l’immagine della testa(l’al-luce) e delle sue funzioni (tutte le altre dita). Alluce val­go, dita a martello o ad uncino, dita sottoposte o so­vrapposte diventano perciò manifestazioni morfologiche di sofferenze di origine psico-somatica con significati diversi in relazione al piede (destro o sinistro) ed alla spe­cifica articolazione interessata. Il Reflessologo Zu è colui che ha la professionalità, la competenza e la capacità di mettere in relazione gli ele­menti riscontrati anche attraverso i quattro esami della Medicina Tradizionale Cinese: guardare, ascoltare, in­terrogare e toccare, affinché si possa comporre un qua­dro della situazione il più completo possibile ed impo­stare un trattamento reflessologico adeguato.

Piede “morfologicamente cavo”

 

Per chiarire meglio i concetti finora esposti, proviamo ad analizzare, secondo il metodo Zu, casi clinici assai fre­quenti che riguardano il cosiddetto “piede cavo”. Alcu­ni dei termini utilizzati sono tipici della Medicina Tradi­zionale Cinese, che abbiamo già visto essere parte in­tegrante del metodo.
In generale, i piedi morfologicamente cavi si presenta­no contratti, con callosità diffuse e con un appoggio in­stabile e limitato. I soggetti con piedi cavi appoggiano e scaricano tutto il peso del corpo nella parte posterio­re e anteriore del piede. Questa condizione ci suggeri­sce l’immagine di persone senza mezze misure, che non hanno “i piedi per terra”, che tendono a vivere le emo­zioni in modo estremo: basta una parola positiva per far

 

 

sì che il loro umore salga alle stelle o una negativa per farli sprofondare. Sono soggetti emotivamente instabi­li o molto controllati. Il loro procedere si articola tra il da farsi e il già fatto: manca loro il presente. Un piede morfologicamente cavo può diventare patologicamente cavo, a causa del progressivo irrigidimento dell’artico­lazione tarso-metatarsica.

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Il primo caso (fig. 9) riguarda il piede di un soggetto ap­partenente al Movimento Fuoco, il colorito predominante è il rosso; è evidente quanto la pelle sia secca e sottile per un eccesso di fuoco. L’alluce appare turgido e lucente, indicazione di una pressione endocranica aumentata. Il soggetto può quindi presentare una predisposizione a sof­frire di problemi circolatori vascolari periferici nella par­te superiore del corpo.

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Il secondo caso (fig. 10) è rappresentato da un sogget­to tipico del Movimento Legno, il colorito predominan­te è il verde; il piede è muscolato e presenta una evi­dente torsione, tipica delle persone con scoliosi. La spor­genza del primo osso cuneiforme, non protetta da cal­losità, presume una compensazione di alluce valgo su pie­de destro; il cedimento dell’articolazione I° e II° falan­ge dell’alluce (relativa all’area riflessa delle prime ver­tebre cervicali denominate atlante ed epistrofeo) è la manifestazione di un vissuto traumatico somatizzato tra capo e collo. La sporgenza delle ossa sesamoidi (area ri­flessa del gruppo gola), indica che i polmoni sono dife­si dai linfonodi del collo.

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Il terzo caso (fig. 11) riguarda il piede di un soggetto ap­partenente al Movimento Metallo, il cui colorito predo­minante è il bianco. La colorazione del piede è divisibi­le in due parti ben distinte, anteriore e posteriore. Nel­l’area tarsale sono evidenti i segni di stagnazione san­guigna venosa, periferica inferiore e superficiale. Sono inoltre visibili le differenti colorazioni relative a telean-gectasie, sfiancamenti venosi e petecchie. L’alluce è val­go e di modeste dimensioni ma non è infiammato; il II° osso cuneiforme è sporgente. Se un piede cavo suggerisce l’idea di un soggetto che non conosce le “mezze misure”, a quale tipo di persone vi fa pensare invece un piede piatto? Provate a chiude­re gli occhi e soffermatevi un attimo a pensare…… Già fatto? Se avete pensato a persone tendenzialmente immobili, stagnanti, a soggetti che non gioiscono né soffrono in

 

maniera esagerata, che hanno difficoltà a dir di no, sem­pre disponibili e che “si fanno in cento per gli altri” sen­za avere mai tempo per se stessi, ecco che allora siete già sulla buona strada! Ebbene, questi sono solo alcuni esempi di analisi re-flessologica del piede basata sul metodo Zu che, sep­pure in poche righe, evidenziano le differenze sostanziali di interpretazione delle manifestazioni morfologiche ri­spetto a tutte le altre metodologie di lettura del piede.

Come si esegue un trattamento di Reflessologia Zu

Il Reflessologo Zu (fig. 12) localizza le aree riflesse sensibili (ovvero i già citati “punti riflessi” delle refles­sologie empiriche), in relazione alle ossa ed alle artico­lazioni del piede. La struttura osteo-articolare diventa co­sì un preciso elemento di repere con qualunque tipo di piede; grasso, magro, lungo o corto che sia, non impor­ta: le ossa sono sempre presenti come punto di riferi­mento sicuro e indiscutibile.

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In relazione alla persona sdraiata sul lettino, si può ef­fettuare un trattamento di Reflessologia Zu da sedu­ti, in piedi, frontalmente, di spalle; il massaggio refles-sologico è eseguito con tutte le dita delle mani con dif­ferente intensità, velocità, direzione, pressione ed è mi­rato affinchè le informazioni possano raggiungere i dif­ferenti strati corporei: pelle, connettivo, vasi sanguigni, muscoli e ossa. La presenza della musica, tendenzialmente mozartiana, serve ad imprimere al massaggio un ritmo adatto ad esaltarne la percezione e la funzione. La co­noscenza e l’applicazione dei principi della Medicina Tradizionale Cinese attraverso la digitopressionedei pun­ti dei meridiani energetici, sono un’altra fondamentale peculiarità di questa tecnica reflessologica. Per aumen­tare gli effetti benefici, in particolari circostanze il Re­flessologo Zu si può avvalere di strumenti non invasi­vi come, ad esempio, il martelletto della salute. Può anche succedere che il massaggio provochi un po’ di dolore ma non deve essere mai un dolore fine a se stes­so, deve essere un dolore avvertito come emotivamen­te terapeutico: “sento che mi fa male e allo stesso tem­po che mi fa bene!”. Un Reflessologo Zu non chiede mai ad una persona sdraiata sul lettino di rilassarsi…… Infatti, se la persona fosse in grado di rilassarsi reste­rebbe beatamente a casa sua senza la necessità di ri­volgersi a nessuno! Perciò, alcune tecniche pratiche del metodo Zu sono eseguite proprio allo scopo di susci­tare una “qualità” di dolore capace di indurre una de­contrazione involontaria di muscoli involontariamente contratti…… in poche parole una naturale forma di ri­lassamento.In ogni caso, l’azione è orientata a movi­mentare le potenzialità circolatorie: sanguigna (arterio­sa e venosa), linfatica ed elettrica. Il fine ultimo è sem­pre quello di stimolare le fisiologiche capacità di auto­guarigione del nostro organismo.

(logo in fig. 13), è stata fondata da allievi, ex-allievi e docenti dello Zu Center di Milano consapevoli della ne­cessità di essere uniti per affrontare gli attuali cambia­menti nel campo delle discipline olistiche e bionaturali. Dal 2007, è di fatto l’organo predisposto a rappresenta­re ufficialmente la categoria dei Reflessologi Zu, re­golandone la professione basata su un Codice Deonto­logico ed una copertura assicurativa adeguata. La sede legale dell’Associazione è a Milano ed attraverso il proprio sito web pubblica novità, aggiornamenti, even­ti e, soprattutto, l’albo professionale dei Soci di tutta Ita­lia affinchè, chiunque fosse interessato ad un tratta­mento reflessologico, sia in grado di trovare il profes­sionista più vicino a casa sua anche con pochi click del mouse di un computer. Arezú intende proporsi come punto di riferimento co­stante per chi già pratica la professione di reflessologo ma anche per chi intende avvicinarsi a questa affasci­nante disciplina. La divulgazione e l’approfondimento del metodo Zu e delle discipline bionaturali, la diffusione della cultura del benessere, l’istituzione di modalità e percorsi di cre­scita professionale e di aggiornamento per reflessologi e operatori di tecniche bionaturali, sono solo alcuni de­gli obiettivi principali dell’Associazione.

L ’Associazione Reflessologi Zu è affiliata al COLAP (Coordinamento Libere Associazioni Professionali) e, dal­lo scorso anno, anche all’APOS e DBN tramite la qua­le intende offrire sempre migliori servizi a tutti i propri Soci.

 

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A cura di Davide Pigato
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